I disturbi dell’equilibrio riguardano circa il 10% della popolazione e rappresentano uno dei più frequenti motivi di accesso alle strutture sanitarie sia in regime di elezione, che in pronto soccorso. La loro prevalenza aumenta con l’aumentare dell’età a partire dai 50 anni, rappresentando uno dei principali motivi di visita medica sopra i 65 anni. Tali disturbi possono essere causati da diverse patologie che possono colpire vari distretti dell’organismo. I pazienti affetti da disturbi dell’equilibrio hanno non solo un’importante limitazione nell’ambito lavorativo, ma anche nella vita quotidiana.

Il controllo dell’equilibrio avviene grazie all’interazione di alcuni sistemi dell’organismo: orecchio interno, sistema visivo, sistema locomotore (propriocettivo) e sistema nervoso centrale. Come è facile intuire, un’interruzione temporanea o persistente del funzionamento di uno dei sistemi implicati in questo complesso controllo, può causare un deficit dell’equilibrio che si manifesta in diversi modi: vertigini, sensazione di instabilità, mal di mare, senso di ubriachezza.

Il compito dello specialista che si occupa dei disturbi dell’equilibrio è quello di riuscire ad identificare la causa o la sede della patologia e indirizzare il suo trattamento direttamente o con l’aiuto di altri specialisti dei vari settori implicati nella genesi del disequilibrio. Per esempio, una delle cause più comuni di vertigini è rappresentata dalla vertigine parossistica posizionale benigna che viene facilmente diagnosticata dall’otoneurologo e prontamente risolta (quasi sempre) nella stessa seduta con delle manovre ben definite per ogni variante della patologia.

L’iter diagnostico è spesso multidisciplinare con il coinvolgimento dello specialista otorinolaringoiatra che si occupa di otoneurologia, del neurologo, del fisiatra, dell’oftalmologo.

In otoneurologia, la fase diagnostica delle patologie dell’equilibrio comprende un’attenta anamnesi, un esame clinico con l’ausilio di semplici strumenti e un eventuale approfondimento con test strumentali più sofisticati, per cercare di identificare il danno o valutare le strategie che il paziente mette in atto per riuscire a mantenere l’equilibrio, quali: video Head Impulse Test, pedana stabilometrica, test audiologici, VEMPs (potenziali vestibolari), elettrococleografia. Nella diagnosi può avere un ruolo la diagnostica per immagini alla ricerca di danni o lesioni del sistema nervoso centrale, ma spesso questi test vengono eseguiti senza la giusta indicazione risultando inutili o incompleti.

Dopo la fase diagnostica si passa a quella terapeutica che comprende diverse metodiche: terapia medica, riabilitativa e chirurgica. I trattamenti terapeutici mirano al recupero della funzione (quando possibile), al compenso di una funzione ormai non recuperabile, all’utilizzo di nuove strategie del mantenimento dell’equilibrio che possano recuperare in toto o parzialmente il controllo dell’equilibrio.

Le terapie mediche possono essere somministrate per due motivi: pronta risoluzione della sintomatologia acuta (terapie in genere di breve durata poiché potenzialmente rallentano il compenso dell’equilibrio) e gestione dei sintomi cronici o prevenzione degli stessi (terapie a lungo termine a basso rischio di effetti negativi sul sistema dell’equilibrio).

La terapia riabilitativa è la principale soluzione dei disturbi dell’equilibrio mediante esercizi domiciliari sui quali viene istruito il paziente, esercizi guidati con strumentazione in ambito sanitario e altri guidati da fisioterapisti esperti dei disturbi dell’equilibrio.

La terapia chirurgica viene riservata a quei pazienti che presentano una chiara genesi periferica (per esempio Malattia di Ménière) che non rispondono ai trattamenti medici o conservativi.

In conclusione, possiamo affermare che i disturbi dell’equilibrio sono uno degli aspetti più complessi della medicina poiché sono coinvolti diversi distretti dell’organismo, ma il paziente con disturbo dell’equilibrio, se adeguatamente valutato (team multidisciplinare) e indirizzato al trattamento corretto, può ridurre i tempi del recupero funzionale e riprendere le attività quotidiane senza essere sovraccaricato di terapie mediche o esami strumentali inutili o dannosi.