Menopausa, le cose da sapere

Cos’è

La menopausa, una fase fisiologica nella vita di ogni donna, è la fine del periodo fertile e coincide con la fine dei cicli mestruali. 

Quando arriva la menopausa

Generalmente ciò avviene verso la fine dei 40 anni e l’inizio dei 50.

Nella fase iniziale della menopausa, la produzione ciclica di estradiolo e progesterone diminuisce fino a scomparire. La fase iniziale del processo che porta alla menopausa viene chiamata premenopausa o perimenopausa. Può cominciare già intorno ai 40 anni o nella seconda metà dei 30, ed in genere dura 2-5 anni.
Durante la premenopausa i livelli ormonali fluttuano in maniera tale da comportare irregolarità dei cicli mestruali. In alcune donne il cicli possono essere più frequenti e più intensi o anche scomparire per alcuni mesi per poi ricominciare normalmente. 

In questa fase, sebbene sia meno probabile, è comunque possibile andare incontro ad una gravidanza.
Solo dopo 12 mesi di assenza di ciclo mestruale possiamo parlare di post-menopausa. In questa fase, le ovaie interrompono la produzione di estradiolo e progesterone, l’ovulazione cessa e non è più possibile avere una gravidanza. 

La menopausa sopraggiunge naturalmente con l'età. Tuttavia, esistono molte altre ragioni come l'asportazione chirurgica delle ovaie per neoplasia o l’isterectomia. Poiché questi interventi determinano la cessazione della produzione degli ormoni sessuali, comportano la comparsa di sintomi analoghi a quelli della menopausa. La menopausa può insorgere anche in seguito all’eccessiva esposizione a radiazioni o chemioterapici, malattie dell’ipofisi o nelle donne in grave stato di salute.
Le donne con sintomi menopausali e irregolarità ormonali prima dei 40 anni vengono classificate come in “menopausa precoce”. Seppure affette da questa patologia, alcune possono tuttavia avere una gravidanza.

Sintomi e disturbi della menopausa 

Durante la menopausa il corpo della donna va incontro a molti cambiamenti. Alcuni dei sintomi più comuni della menopausa sono legati alla diminuzione della produzione di estrogeni:

  • Vampate di calore.
  • Cambiamenti nella frequenza e nell'intensità del ciclo mestruale (alternanza di cicli più o meno abbondanti).
  • Sudorazioni notturne.
  • Rapidi sbalzi d'umore, che possono variare dalla depressione all’euforia.
  • Diminuzione del desiderio sessuale (libido).
  • Aumento della frequenza della minzione o stimolo improvviso.
  • Secchezza vaginale tale da causare dolore durante un rapporto.
  • Aumento della perdita della massa ossea che può portare all’osteoporosi.
  • Incremento del rischio di malattie cardiache dovuto all’aumento del colesterolo LDL - detto "cattivo" - nel sangue.

Sebbene tutto questo sia un processo fisiologico, esistono alcuni problemi di salute che possono essere associati alla menopausa:

  • La diminuzione dei livelli di estrogeni può aumentare il rischio di osteoporosi.
  • L’alterazione dei livelli di estrogeni può anche contribuire allo sviluppo di malattie cardiache.
  • I tessuti vaginali tendono ad atrofizzarsi, con conseguente irritazione cronica, secchezza vaginale e suscettibilità alle infezioni.
  • La diminuzione dei livelli di estrogeni è accompagnata alla diminuzione della produzione di collagene ed elastina, due proteine responsabili del mantenimento dell’integrità della pelle. 

Esami

Non tutte le donne che vanno incontro alla menopausa vengono sottoposte a test di laboratorio. Tuttavia per coloro con sintomi menopausali o di insufficienza ovarica prematura (POF), possono essere richiesti degli esami per la valutazione del rischio di comparsa di problemi come l’osteoporosi.

Trattamento

La necessità o meno di trattamenti in corso di menopausa fisiologica è oggetto di dibattito. Sebbene i sintomi della menopausa diminuiscano spontaneamente nel tempo, esistono delle misure da adottare per limitare e gestire alcuni dei problemi più comuni e più fastidiosi. Possono essere di aiuto variazioni dello stile di vita, inclusa l’abitudine ad una dieta sana ed all’esercizio, oltre all’astensione dal fumo. Le vampate di calore possono essere ridotte limitando il consumo di cibi piccanti, caffè o tè.
Sebbene la loro efficacia non sia stata dimostrata, alcune persone sostengono che alcuni prodotti “da banco” o fitoterapici possano essere d’aiuto.
Le donne con sintomi particolarmente gravi o che siano andate incontro a menopausa in seguito ad interventi chirurgici o ad altre cause non correlate all’avanzamento dell’età, possono scegliere la terapia ormonale sostitutiva.
I rischi associati alla terapia ormonale sostitutiva includono: tendenza alla coagulazione, trombosi venosa profonda, carcinoma mammario, carcinoma dell’utero (endometrio), malattie cardiache. L’assunzione dei soli estrogeni aumenta solo lievemente il rischio di sviluppare neoplasie dell’endometrio. Spesso, per diminuire i rischi associati, vengono assunti in associazione ad un solo progestinico. Sulla base della propria condizione clinica e dei sintomi, si raccomanda di discutere con il proprio medico le eventuali terapie o i trattamenti da seguire.


Cuffia dei rotatori, come si ripara

La cuffia dei rotatori è l’insieme dei tendini (sovraspinato, infraspinato, piccolo rotondo e sottoscapolare) che rivestono la testa dell’omero e permettono alla spalla di muoversi. La lesione di uno o più di questi tendini crea uno squilibrio nella spalla che si manifesta con uno o più di questi sintomi: dolore (spesso notturno con disturbo del sonno), limitazione del movimento e deficit di forza.

La lesione può essere causata da un trauma ad alta energia (ad esempio, una caduta sulla spalla), ma anche da un trauma minore (a volte neanche notato dal paziente) nel caso di un tendine già deteriorato. Il tendine si deteriora con il passare degli anni e in seguito a sovraccarichi come negli atleti e nei lavoratori manuali.

La riparazione dei tendini è finalizzata al recupero della forza e del movimento e alla scomparsa del dolore; si esegue in artroscopia (piccoli fori cutanei da cui si introducono la telecamera e gli strumenti di lavoro) e, in mani esperte, 30/45 minuti in base alla complessità della lesione e a gesti chirurgici associati per ottimizzare il risultato.

Dall’immediato postoperatorio è possibile muovere il gomito, il polso e la mano; la spalla resta a riposo con un tutore (anche la notte) per circa 3 settimane. Superato questo periodo, il paziente inizia la fisioterapia che dura da 20 giorni a 2 mesi. È consigliabile evitare sforzi e sport da contatto per i primi 3 mesi.

Purtroppo non sempre è possibile riparare i tendini della cuffia dei rotatori. I limiti alla riparazione sono determinati dalla qualità e quantità residua del tendine da riparare e dal tempo intercorso dal momento in cui si crea la lesione e la riparazione. È per questo importantissimo fare una diagnosi precoce (visita ortopedica e risonanza magnetica) e una riparazione in tempi brevi.

Quando i tendini non sono più riparabili è comunque possibile aiutare il paziente utilizzando altre tecniche che prevedono ad esempio l’impianto di membrane sostitutive o il trapianto di muscoli e tendini del paziente stesso. Queste procedure possono essere eseguite completamente in artroscopia o con l’aiuto di una incisione cutanea nella zona di prelievo del tendine (poi fissato nella spalla artroscopicamente). Nei casi in cui la lesione non riparabile del tendine è associata ad artrosi della spalla l’unico trattamento possibile è la protesi. Esiste una protesi specifica per queste situazioni che si chiama INVERSA e che permette alla spalla di funzionare anche senza i tendini della cuffia dei rotatori. 


La core-biopsy, la biopsia ecoguidata della mammella

Per core-biopsy (biopsia ecoguidata) di una lesione della mammella si intente il prelievo con un ago monouso di calibro medio (circa 1,5 mm) di più frustoli di tessuto della stessa lesione. Questa procedura ha due finalità: identificare lesioni francamente benigne o francamente maligne, prevenendo quindi ritardi diagnostici e impedendo, nel caso di lesioni benigne, procedure invasive (come biopsie a cielo aperto) o interventi inutili.

La procedura si esegue sotto guida ecografica. Ciò consente una alta precisione del prelievo, e di effettuare un esame istologico che determina la diagnosi e permette una pianificazione precisa dei successivi trattamenti da adottare. 

Il prelievo si effettua con la paziente distesa sul lettino. Dopo avere localizzato il nodulo da bioptizzare, si disinfetta la cute, si pratica una anestesia locale e si incide la pelle con una lama da bisturi numero 11. A questo punto si introduce l’ago da biopsia verificando, attraverso la guida ecografica, prima il raggiungimento della lesione e successivamente il corretto posizionamento della punta dell’ago all’interno della neoformazione. I prelievi avvengono mediante un meccanismo a molla di cui è dotato l’ago. Normalmente, per avere una diagnosi certa ne occorrono da 4 a 8. 

Terminata la procedura non è necessario applicare punti di sutura sulla piccola breccia cutanea. Sulla stessa però va posta una medicazione compressiva. La paziente resta in osservazione per circa un’ora, dopodiché può essere congedata e tornare alle normali attività quotidiane.

Il risultato dell’esame istologico viene di solito classificato in 5 categorie definite BI-RADS:

B1) Esame non conclusivo, in questo caso il materiale prelevato non è evidentemente sufficiente o idoneo a raggiungere una diagnosi. 

B2) Lesione mammaria benigna con probabilità di malignità <2%. 

B3) Lesione mammaria dubbia con probabilità di malignità bassa. 

B4) Lesione mammaria sospetta con probabilità di malignità tra l’80 e il 95%. 

B5) Lesione mammaria con probabilità di malignità del 99%. 

Avere una diagnosi certa, correlata anche alle caratteristiche biologiche del tumore in caso di lesione maligna, consente ad una équipe multidisciplinare (chirurgo-oncologo-radioterapista) di programmare il trattamento più idoneo per la paziente con il conseguente miglioramento della prognosi della malattia. 


L'importanza della corretta alimentazione

Mangiare bene è importante a qualsiasi età. È importante che nei primi anni di vita i bambini prendano sane abitudini alimentari. I primi passi compiuti a tavola contribuiscono a prevenire l'insorgenza di malattie nell’età adulta. Le cattive abitudini possono predisporre a malattie come diabete, ipertensione, obesità e  alcuni tumori, da cui una sana alimentazione ci protegge. Le regole di buona educazione alimentare dovrebbero essere seguite da tutti: paradossalmente, nei Paesi industrializzati una buona fetta di popolazione registra un apporto insufficiente di alcuni micro-nutrienti indispensabili, poiché ha la tendenza a “mangiare troppo e male”.

Le esigenze dell'organismo devono essere sempre soddisfatte: di conseguenza gli alimenti dovrebbero essere assunti con la consapevolezza del loro valore nutrizionale e del relativo apporto di sostanze nutritive e funzionali, allo scopo di trarre vantaggio dalle loro proprietà intrinseche. “Lascia che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo”( Ippocrate, Grecia 450 a.c.).

Seguire il percorso di educazione alimentare, proposto da un nutrizionista, significa sapersi orientare in campo alimentare, conoscere come utilizzare gli alimenti per migliorare la propria salute, sentirsi bene, migliorare il proprio aspetto, controllare il peso. Iniziare una dieta è tutto sommato semplice, il problema è portarla a termine con successo. Il desiderio di raggiungere velocemente gli obiettivi prefissati, senza essersi costruiti prima una sana cultura alimentare, vanifica spesso gli sforzi di chi decide di perdere qualche chilo.

Dimagrire bene ed in salute non è semplice, soprattutto per quelle persone che da anni abbinano ad uno stile di vita sedentario o semisedentario un'alimentazione scorretta. Per tutti questi soggetti alle prese con diete dell'ultimo minuto, creme ed integratori vari, le speranze di sconfiggere il grasso superfluo con la sola dieta alimentare sono estremamente basse. Tralasciando il ricorso alla chirurgia estetica, l'unica soluzione efficace è quella di associare ad una alimentazione equilibrata seguita da un esperto nutrizionista e un regolare programma di attività fisica. Solo in questo modo sarà possibile accelerare il metabolismo corporeo trasformando l'organismo in una vera e propria macchina brucia grassi.

Il nutrizionista ha in questo percorso il ruolo di guida e di valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell’uomo sia in condizioni fisiologiche, sia patologiche. Secondo il decreto del Ministero di Grazia e Giustizia n. 362/93 – attribuisce ai biologi nutrizionisti la determinazione della dieta ottimale individuale in relazione ad accertate condizioni fisio-patologiche… la determinazione delle diete ottimali per mense aziendali, collettività, gruppi sportivi, ecc., in relazione alla lorocomposizione ed alle caratteristiche dei soggetti (età, sesso, tipo di attività) … la determinazione di dietespeciali perparticolari condizioni patologiche in ospedali, nosocomi…”.

Il nutrizionista, quindi, è una figura professionale che attraverso un percorso di rieducazione alimentare volto a modificare stili di vita scorretti, è in grado di aiutare il paziente a gestire la propria alimentazionein modo sereno e senza ansie, con l’obbiettivo di assicurarne il benessere psico-fisico.

Capire il modo in cui distribuire i principi nutritivi, ovvero carboidrati, lipidi e proteine è necessario per dare al nostro organismo il giusto fabbisogno energetico. Il fabbisogno energetico è individuale in base all’attività svolta durante la giornata di ciascun individuo.

Ovviamente la distribuzione del fabbisogno energetico varia in base ai pasti di ogni giornata (colazione, spuntino di metà mattina, pranzo, spuntino di metà pomeriggio e cena) e dipende da due processi fisiologici: il metabolismo basale e il metabolismo totale. Il metabolismo basale altro non è che il processo che serve al corpo per espletare tutte le attività a riposo come respirazione, circolazione, digestione attività del sistema nervoso; quello totale invece è la somma di quello basale più il surplus energetico legato all’attività dell’organismo durante la giornata.

Ovviamente l’alimentazione non deve solo rispettare le necessità qualitative e quantitative dell’organismo, ma deve armonizzarsi con la sfera psicologica, anche nel rispetto dell’ambiente. Il nutrizionista aiuta in questo senso i pazienti  ad acquisire un maggiore controllo della propria salute, preservandola e addirittura migliorandola.

Un punto fermo verso un’alimentazione sana è la piramide alimentare che si avvicina molto alla dieta mediterranea, che dal 2010 è patrimonio immateriale dell’UNESCO, che pare proprio abbia effetti benefici non solo su fisico, ma anche sulla salute mentale di chi la segue.

Dunque detto ciò, un nutrizionista nel 2020 mira verso i suoi pazienti non più ad un “semplice” dimagrimento, che comunque diventa una mera conseguenza di una corretta alimentazione, ma ad uno stato di salute e di benessere psico-fisico raggiunto con un’ottimale peso benessere.


Distorsione di ginocchio... A cosa serve la “Terapia manuale”!

Un evento traumatico articolare, comune in chi pratica sport (calcio, tennis, padel, pallavolo, basket), ma che non risparmia neanche la routine quotidiana: “quel piede messo male mentre scendevo le scale...” Per fortuna non è sempre un infortunio grave. La severità dipende se l’evento distorsivo è associato o meno a lesioni capsule-legamentose, meniscali o alla presenza di versamento articolare, che ne caratterizzano il gonfiore e l’impotenza funzionale.

Ed è proprio a questo aspetto che dedicheremo la nostra attenzione, ma non prima di un’attenta visita medica specialistica (fisiatrica o ortopedica) necessaria a stabilire l’entità delle possibili lesioni, le cure necessarie ad esse correlate e gli eventuali accertamenti diagnostici di prima istanza.

Perchè la Terapia Manuale? 

Dopo un periodo di immobilità, resa necessaria nei casi più gravi, la rigidità (o limitazione) articolare è spesso l’elemento che noi riabilitatori ci ritroviamo ad affrontare. Il paziente presenta un ginocchio in semiflessione, con una impossibilità a distendere tutta la gamba. 

La Terapia Manuale diventa uno strumento indispensabile nel recupero delle perdite di mobilità. Ridurre le tensioni fasciali, ricercare l’elasticità dei micro-movimenti (di scivolamento e rotazione tra tibia e femore) è un lavoro essenziale per giungere ad un'escursione articolare quanto più completa, e ad una flesso-estensione del ginocchio fluida. 

La corretta armonia articolare è sinonimo di funzionalità. 

La mancata estensione, ancor più della flessione, crea delle disfunzioni che sono sovente causa di dolori e disabilità.

Poter estendere il ginocchio è fondamentale per rendere economica la posizione eretta (stare in piedi) o semplicemente per camminare (una mancata estensione del ginocchio farebbe risultare l’arto più corto, dando vita ad una zoppia, o un'alterazione di carico durante l’appoggio del piede al suolo, che avverrebbe dapprima con l’avampiede anziché con il tallone).

Nel programma riabilitativo della distorsione del ginocchio, il recupero quanto più completo dell’escursione articolare è il primo passo, ma sicuramente non il solo obiettivo. 

Il miglioramento della propriocezione e della stabilità e del rinforzo del ginocchio, e di tutto l’arto inferiore sono indispensabili per il ritorno in campo per gli sportivi e per una ripresa completa delle attività quotidiane.


Ecografie pediatriche

Ecografie pediatriche: tutti i vantaggi 

Le ecografie sono tra le metodiche più accurate e di semplice esecuzione in ambito pediatrico. Il servizio di ecografia della clinica Mya Salute offre un ampio pacchetto di esami diagnostici per bambini. I loro vantaggi sono numerosi e innegabili: il bambino non viene esposto alle radiazioni, è un esame innocuo, indolore, ripetibile nel tempo e il referto è immediato. Rispetto ad altre procedure diagnostiche, i piccoli pazienti accettano una ecografia più facilmente, così come le mamme, che possono stare accanto ai figli durante tutta la durata del test. 

Proprio per l’assenza di radiazioni e per la sua accuratezza, l’ecografia può essere molto utile in pediatra. In poco tempo, gli organi interni vengono visualizzati grazie agli ultrasuoni. Il livello di precisione è alto perché i bambini hanno un minore spessore cutaneo e una quantità di grasso inferiore rispetto agli adulti. 

Le ecografie che più spesso vengono prescritte in età pediatrica sono quelle addominali, in particolare per diagnosticare eventuali problemi urinari. Non è infrequente eseguire anche quelle al collo (ad esempio, quando un genitore o un pediatra si accorge di una “pallina” ingrossata) o alla tiroide. Una classica ecografia cui tutti i bambini devono sottoporsi è quella all’anca, mentre le altre articolari sono più rare. 

Ecografie addominali

Una delle più classiche diagnosi che viene posta attraverso un'ecografia addominale è quella della stenosi del piloro. Questa ecografia è indicata ai neonati che, nei primi mesi di vita, non prendono peso e presentano vomito a getto.

Inoltre, come accennato, questo tipo di ecografia viene richiesto in genere per la diagnosi di disturbi a carico dell’apparato urinario, che sono estremamente comuni nei bambini. Un’ecografia quindi può rivelarsi necessaria per individuare con certezza la stenosi del giunto pielo-ureterale (malattia a causa della quale l’urina non riesce a defluire dal rene all’uretere a causa di un’ostruzione), nefriti e glomerulonefriti (infezioni a carico dei reni o di alcune parti di essi), rene policistico, tumori di Wilms (insieme a quelle ematologiche sono le neoplasie più diffuse tra i bambini).

L’ecografia addominale può essere utile anche quando c’è la milza ingrossata e il medico sospetta una talassemia. Raramente invece viene fatta al fegato, a meno che non sia policistico. 

Ecografie tiroidee

L’ecografia alla tiroide è molto comune tra gli adulti, soprattutto nelle donne. In qualche caso però viene prescritta anche ai più piccini e agli adolescenti. Solitamente, alla base c’è un problema di tipo ormonale che il pediatra decide di approfondire anche a livello ecografico, ad esempio per diagnosticare le tiroiditi. I disturbi che inducono a prescrivere un’ecografia tiroidea potrebbero essere un ritardo nella crescita oppure cicli mestruali molto irregolari. 

Ecografie articolari 

Come le ecografie alla tiroide, anche quelle articolari vengono effettuate principalmente negli adulti. Una categoria che vi si sottopone di frequente è quella di chi pratica uno sport, che spesso va incontro a disturbi muscolo-tendinei, a carico ad esempio di gomito e caviglie. L’ecografia alla spalla invece riguarda un po’ tutti, mentre quella al ginocchio soprattutto gli anziani, oltre che gli sportivi. 

Questa tipologia di esame quindi interessa meno i bambini. Un’eccezione però è l’ecografia all’anca, che è molto importante. Scopo di questa ecografia è la diagnosi della displasia di questa articolazione, la malformazione congenita di tipo ortopedico più comune, in particolare tra le femminucce per la conformazione del loro bacino. Se c’è, la displasia è già presente alla nascita, ma può evolvere nel tempo, arrivando a livelli di gravità importanti, fino alla lussazione. Ecco perché la diagnosi e la correzione precoci sono fondamentali. 

Durante le prime visite, il pediatra esegue alcune particolari manovre (di Ortolani e di Barlow) per verificare la stabilità dell’anca del bambino. In caso di dubbi, inviterà i genitori a sottoporlo all’ecografia. Oggi però la tendenza è quella di farla “a tappeto”. E' ormai un esame di screening, che viene eseguito a tutti i neonati entro il terzo mese di vita. Nel caso in cui l’ecografia dovesse individuare la displasia, il trattamento varia a seconda dello stadio del problema. Si va dall’utilizzo del doppio pannolino per tenere le gambe del neonato più aperte, al divaricatore sino al gesso, riservato ai casi più seri. 

Ecografia transfontanellare 

Questo esame consente di osservare i tessuti cerebrali attraverso la fontanella anteriore del neonato, cioè quella membrana collocata sulla cima della testa che copre le ossa non ancora completamente saldate. Solitamente viene indicata a bimbi nati prematuri oppure che hanno avuto una sofferenza durante il parto per escludere conseguenze a livello cerebrale. Questa ecografia va fatta prima che la fontanella si chiuda e le ossa si saldino completamente. 


manopausa

Menopausa: se la conosci la gestisci

La menopausa è quel fenomeno fisiologico determinato dall’esaurimento degli ovociti e caratterizzato dalla cessazione della funzionalità ovarica e dall’incapacità di produrre estrogeni.

Di norma una donna viene dichiarata “in menopausa” dopo che sono trascorsi almeno 12 mesi in totale assenza di mestruazioni, cosa che, in genere, si verifica tra i 45 ed 55 anni di età, ma non sono rare menopause precoci o tardive.

Esiste un periodo di transizione menopausale, chiamato perimenopausa, che può durare anche diversi anni, durante il quale il ciclo mestruale diventa irregolare e possono comparire alcuni sintomi come l’aumento del grasso viscerale, l’insorgenza delle vampate di calore, la sudorazione notturna, l’irritabilità, i continui stati d’ansia, l’aumento del rischio cardiovascolare, l’acne, il calo della libido, modifiche cutanee dei capelli, peli ed unghie, fino ad arrivare all’osteoporosi.

Proviamo a rispondere, alle domande più frequenti che le donne mi pongono in studio:

Cosa fare per evitare l’aumento del peso?

Ogni donna, oggi, deve essere consapevole che un corretto stile di vita la può salvaguardare dai danni della menopausa. A causa della riduzione dell’effetto protettivo degli estrogeni, vi può essere un peggioramento del profilo dislipidemico (aumento dei trigliceridi, colesterolo totale e LDL) e della sensibilità insulinica che si traduce in un accumulo di grasso addominale e quindi un aumento del peso corporeo.

A tutte le donne deve essere consigliato un regime dietetico con un ridotto apporto di carboidrati. Sono da preferire carboidrati a basso indice glicemico, meglio se integrali a discapito di quelli complessi e raffinati, il tutto sempre accompagnato da un buon apporto di grassi polinsaturi, proteine e verdure.

Come posso gestire le vampate? 

Le vampate sono il sintomo più frequente nella donna probabilmente dovute ad una instabilità vasomotoria correlata alla carenza degli estrogeni. Per il trattamento e la risoluzione delle vampate, si consiglia una regolare attività fisica, l’eliminazione delle sostanze vasodilatatrici come caffè, te, alcol, spezie (pepe e peperoncino) e nicotina. 

Di norma, in un regime dietetico specifico per la menopausa devono essere inseriti cibi ricchi in fitoestrogeni, come la soia, il trifoglio rosso ed i semi di lino. Altri aiuti dalla natura sono la cimicifuga, la salvia, il dong-quai, il ginseng, l’estratto di tè verde, i semi di girasole, i cavoli e l’avena. 

Utili a tale lo scopo, anche le tisane di tiglio officinale, ginko, loto sacro, camomilla e la calendula, o singolarmente o in formulazione tra di loro.

Come prevenire l’osteoporosi?

L’osteoporosi è una condizione caratterizzata dalla diminuzione della massa ossea e da un calo del contenuto di calcio. La densità dell’osso diminuisce dell’1-2% ogni anno dopo la menopausa ed il calo è particolarmente evidente entro i primi 5-10 anni della menopausa.

Per prevenire l’osteoporosi, oltre ad una dieta più alcalina, si consiglia una corretta integrazione di vitamina D (giornaliera), una buona esposizione solare, una costante attività fisica, evitare alcol e fumo, ridurre il sodio, aumentare l’apporto di potassio, magnesio e soprattutto del calcio,

È importante informare che esistono fonti di calcio alternative ai latticini, e spesso con una maggiore biodisponibilità come le crucifere e l’acqua, soprattutto di alcune marche.

Una buona quantità di calcio si può trovare anche in fagioli, crostacei, mandorle, sardine, rape, senza dimenticare che caffè e sale (sodio) riducono l’assorbimento dello stesso.

Vi sono rimedi naturali per gli stati d’ansia? 

Per ridurre gli stati di ansia sono consigliati la salvia ed il magnesio (in polvere o compresse) oltre a tisane a base di rodiola, passiflora e biancospino. La vitamina C, lo zinco e lo iodio possono regolare l’equilibrio degli estrogeni riducendo i sintomi depressivi. 


disturbi dell'equilibrio

Disturbi dell’equilibrio: un fenomeno diffuso 

I disturbi dell’equilibrio riguardano circa il 10% della popolazione e rappresentano uno dei più frequenti motivi di accesso alle strutture sanitarie sia in regime di elezione, che in pronto soccorso. La loro prevalenza aumenta con l’aumentare dell’età a partire dai 50 anni, rappresentando uno dei principali motivi di visita medica sopra i 65 anni. Tali disturbi possono essere causati da diverse patologie che possono colpire vari distretti dell’organismo. I pazienti affetti da disturbi dell’equilibrio hanno non solo un’importante limitazione nell’ambito lavorativo, ma anche nella vita quotidiana.

Il controllo dell’equilibrio avviene grazie all’interazione di alcuni sistemi dell’organismo: orecchio interno, sistema visivo, sistema locomotore (propriocettivo) e sistema nervoso centrale. Come è facile intuire, un’interruzione temporanea o persistente del funzionamento di uno dei sistemi implicati in questo complesso controllo, può causare un deficit dell’equilibrio che si manifesta in diversi modi: vertigini, sensazione di instabilità, mal di mare, senso di ubriachezza.

Il compito dello specialista che si occupa dei disturbi dell’equilibrio è quello di riuscire ad identificare la causa o la sede della patologia e indirizzare il suo trattamento direttamente o con l’aiuto di altri specialisti dei vari settori implicati nella genesi del disequilibrio. Per esempio, una delle cause più comuni di vertigini è rappresentata dalla vertigine parossistica posizionale benigna che viene facilmente diagnosticata dall’otoneurologo e prontamente risolta (quasi sempre) nella stessa seduta con delle manovre ben definite per ogni variante della patologia.

L’iter diagnostico è spesso multidisciplinare con il coinvolgimento dello specialista otorinolaringoiatra che si occupa di otoneurologia, del neurologo, del fisiatra, dell’oftalmologo.

In otoneurologia, la fase diagnostica delle patologie dell’equilibrio comprende un’attenta anamnesi, un esame clinico con l’ausilio di semplici strumenti e un eventuale approfondimento con test strumentali più sofisticati, per cercare di identificare il danno o valutare le strategie che il paziente mette in atto per riuscire a mantenere l’equilibrio, quali: video Head Impulse Test, pedana stabilometrica, test audiologici, VEMPs (potenziali vestibolari), elettrococleografia. Nella diagnosi può avere un ruolo la diagnostica per immagini alla ricerca di danni o lesioni del sistema nervoso centrale, ma spesso questi test vengono eseguiti senza la giusta indicazione risultando inutili o incompleti.

Dopo la fase diagnostica si passa a quella terapeutica che comprende diverse metodiche: terapia medica, riabilitativa e chirurgica. I trattamenti terapeutici mirano al recupero della funzione (quando possibile), al compenso di una funzione ormai non recuperabile, all’utilizzo di nuove strategie del mantenimento dell’equilibrio che possano recuperare in toto o parzialmente il controllo dell’equilibrio.

Le terapie mediche possono essere somministrate per due motivi: pronta risoluzione della sintomatologia acuta (terapie in genere di breve durata poiché potenzialmente rallentano il compenso dell’equilibrio) e gestione dei sintomi cronici o prevenzione degli stessi (terapie a lungo termine a basso rischio di effetti negativi sul sistema dell’equilibrio).

La terapia riabilitativa è la principale soluzione dei disturbi dell’equilibrio mediante esercizi domiciliari sui quali viene istruito il paziente, esercizi guidati con strumentazione in ambito sanitario e altri guidati da fisioterapisti esperti dei disturbi dell’equilibrio.

La terapia chirurgica viene riservata a quei pazienti che presentano una chiara genesi periferica (per esempio Malattia di Ménière) che non rispondono ai trattamenti medici o conservativi.

In conclusione, possiamo affermare che i disturbi dell’equilibrio sono uno degli aspetti più complessi della medicina poiché sono coinvolti diversi distretti dell’organismo, ma il paziente con disturbo dell’equilibrio, se adeguatamente valutato (team multidisciplinare) e indirizzato al trattamento corretto, può ridurre i tempi del recupero funzionale e riprendere le attività quotidiane senza essere sovraccaricato di terapie mediche o esami strumentali inutili o dannosi.


Hpv, la prevenzione parte da Mya Salute

Apre a Palermo il Poliambulatorio specialistico Mya Salute dove esistono branche della ginecologia che rispondono alle esigenze femminili a 360 gradi, garantendo analisi utili a chi desidera avere un bambino oppure a donne incinte che devono sottoporsi a vari esami per tutta la gravidanza fino a quelli preparto. In ambito ginecologico, vengono anche seguite le teenagers che si avviano verso l'età adulta, con una vita sessuale attiva che fa sì che possano andare incontro alle prime infezioni e ai primi rischi. Infine, Mya Salute si occupa anche delle donne che entrano in menopausa, quindi delle alterazioni ormonali da climaterio.

Tutte queste sfaccettature della ginecologia vengono supportate perfettamente dal laboratorio di analisi presente all'interno della struttura di Mya Salute. Il laboratorio offre anche test specialistici che, sul territorio palermitano, sono svolti da pochissimi professionisti, come la citodiagnostica e la biologia molecolare con cui si effettuano analisi di prevenzione importanti. Sono le uniche che possono aiutare le donne a non entrare nel calvario del cervicocarcinoma, il tumore della cervice uterina.

La prevenzione deve essere insegnata, indotta nelle abitudini della giovane donna e nel ragazzo maschio, che non sempre è consapevole del fatto che l'apparato genitale femminile non è solo veicolo di piacere, ma anche di tantissimi problemi di salute, alcuni dei quali potenzialmente mortali come il Papilloma virus, l'Hpv.

L'Hpv può essere ad alto o basso rischio. Per rischio si intende il rischio oncogeno, ovvero il pericolo che l’infezione si trasformi in un tumore. L’unica prevenzione che si può fare è effettuare l'Hpv Test Dna che consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule che poi saranno analizzate. L'Hpv Test dice se c’è un'infezione da Hpv. Se il risultato è positivo, con la citologia (cioè con il Pap Test) si mette in evidenza se ci sono mutazioni cellulari in atto che possono essere causa di displasie.

Le displasie si distinguono in lievi, moderate e gravi. Possono anche esserci vere e proprie neoplasie. Ovviamente c'è una grande differenza tra le displasie ad alto rischio e quelle a basso rischio, non gravi. I trattamenti sono fisici: laserterapia effettuata dal ginecologo, diatermocoagulazione, integratori se la displasia è nuova o lieve. 

Se invece c'è un cervicocarcinoma, questo deve essere immediatamente attenzionato e si interviene chirurgicamente con la conizzazione o con l'isterectomia totale (asportazione dell'utero) per salvare la vita della paziente. Quello dell'utero è uno dei più veloci e frequenti carcinomi femminili e sviluppa presto metastasi. 

La diagnosi precoce di un carcinoma grazie alla citologia è molto importante. La prevenzione deve essere fatta ogni anno e, se c'è un’infezione da Hpv ad alto rischio, anche ogni sei mesi con un Pap Test o un Hpv Test effettuato dal ginecologo e poi portato in laboratorio per essere analizzato. Il consiglio è quello di rivolgersi al laboratorio presente nel centro Mya Salute in cui i prezzi per queste prestazioni specialistiche sono al di sotto del costo del ticket. Inoltre, all'interno di Mya Salute i pazienti trovano professionisti che sono relatori di congressi e specialisti di branca. Il massimo della professionalità. 


acne

Acne, problema non solo adolescenziale

Nell'immaginario collettivo, l'acne è un classico problema del periodo adolescenziale. Al contrario di ciò che comunemente si pensa invece non è così. Brufoli e punti neri possono fare la loro comparsa anche in età più avanzata, seppur per ragioni diverse rispetto alle forme che interessano giovani e giovanissimi. 

Che cos’è l’acne

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’acne è una malattia a tutti gli effetti. A riprova di ciò, il nostro Sistema Sanitario Nazionale riconosce e offre ai cittadini le terapie più idonee. In alcuni casi, definirla patologia è quasi esagerato, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti. In questo caso, quasi sempre si tratta infatti di un fenomeno transitorio e parafisiologico. 

Le forme dell’acne

Le manifestazioni di questa malattia possono essere di vario tipo. La forma più semplice è quella non infiammatoria, caratterizzata dalla presenza di papule bianche e, successivamente, di comedoni, comunemente noti come punti neri. Nell’acne infiammatoria invece ci sono anche arrossamenti e pustole con pus. Il tipo più serio di acne è quella conglobata-cistica. Per intenderci, è quella che lascia nella pelle veri e propri “buchi”. 

Cause dell’acne 

Le cause dell’acne sono essenzialmente due: 

1- una risposta normale della cute a uno stimolo ormonale esagerato.

2- una risposta esagerata della cute a uno stimolo ormonale normale. 

Esistono poi delle forme che derivano dall’assunzione di alcuni tipi di farmaci (ad esempio, i cortisonici) oppure dalla nicotina contenuta nelle sigarette. 

Quali sono le zone più colpite dall’acne 

Le aree più colpite dall’acne sono il viso, le spalle e il petto. Solitamente le manifestazioni sono più gravi nei maschi, rispetto alle femmine, per la maggior produzione di testosterone. 

Età di insorgenza dell’acne 

Come accennato, l’acne non è una problematica esclusivamente adolescenziale. Nel caso dei giovanissimi è una condizione parafisiologica, provocata dalla classica “tempesta ormonale” cui sono soggetti. È un fenomeno comunque temporaneo, destinato a passare nel giro di un paio d’anni. 

Se però l’acne si presenta dopo i 17-19 anni, senza manifestazioni precedenti, allora vanno ricercate e approfondite le cause. Per esempio, nelle donne in cui inizia in età più avanzata, potrebbe esserci un problema ovarico, ad esempio l’ovaio policistico.

L’acne nelle stagioni

Il periodo estivo è quello in cui l’acne va meglio, soprattutto grazie all’esposizione solare. Preso nella giusta misura, il sole - in particolare i raggi ultravioletti - riduce la carica batterica sulla cute e quindi comporta un certo miglioramento della malattia. Anche il mare ha un effetto benefico, specialmente sui comedoni che si ammorbidiscono. C’è però un rovescio della medaglia. La pelle si ispessisce e, alla fine dell’estate, i batteri riprendono la loro azione.  

Prevenzione dell’acne 

Non esiste una vera e propria attività di prevenzione dell’acne, considerato che, nella maggior parte dei casi, il problema è di origine ormonale. Ad esempio, non si deve pensare che il cibo sia una causa dell’acne. È vero però che, nelle forme leggere della malattia, è necessario seguire un’alimentazione bilanciata e completa. Se si assumono troppi grassi e troppi zuccheri, l’acne può aggravarsi. 

Trattamenti dell’acne 

Esistono trattamenti esfolianti di vario tipo (chimici che sfruttano diverse sostanze oppure meccanici, come lo scrub) oppure antibiotici (locali o sistemici, a seconda dei casi). Per le donne può essere indicata la pillola anticoncezionale. Nei casi più gravi e sotto stretto controllo medico sono disponibili farmaci che, ad alte dosi, riducono la produzione di sebo. Non sono però esenti da effetti collaterali. 

Cura delle cicatrici da acne 

Le cicatrici sono l’esito della manifestazione più seria dell’acne. Oggi per trattarle c’è un’arma fenomenale: il laser. In passato si usava la dermoabrasione, una tecnica più cruenta e impegnativa. Impiegato su un’acne stabilizzata, il laser dà risultati molto soddisfacenti. In alcuni casi, è utilizzato anche sull’acne in corso. 

Cosa può fare Mya Salute per l’acne 

Mya Salute offre un approccio multidisciplinare volto alla valutazione e al trattamento dell’acne con un’équipe composta da dermatologo, ginecologo, endocrinologo, chirurgo plastico. Trovare in un solo luogo tutti questi specialisti consente di accorciare i tempi per la diagnosi e la cura dell’acne in pazienti giovani e meno giovani. Grazie a questo approccio multispecialistico, la patologia viene trattata in modo organico.