Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nelle donne. L’ennesima conferma è arrivata alla fine di settembre con l’annuale relazione “I numeri del cancro in Italia 2019”, redatta dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (Airtum). Il carcinoma mammario rappresenta infatti il 30% di tutti i tumori femminili, colpendo 1 donna su 9 nel corso della sua vita. Parola d’ordine, quindi, prevenzione.

Il tumore al seno in Italia

In linea generale, nel nostro Paese ci si ammala meno di tumore. L’incidenza di quello al seno però è in lieve aumento (+0,3%). Gli esperti spiegano che ciò è dovuto ad una maggiore adesione agli screening (che consentono quindi di fare più diagnosi) e all’estensione di questi programmi a fasce d’età più ampie. In alcune regioni, infatti, se prima lo screening veniva offerto gratuitamente alle donne tra 50 e 69 anni, ora si è passati ad una fascia d’età compresa tra 45 e 74 anni. L’incidenza è in crescita soprattutto in Sicilia, Sardegna e Campania.

Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana col maggior numero di casi (204 per 100.000 abitanti), mentre il tasso meno elevato si registra in Calabria (124 casi). In Emilia Romagna  ci sono le donne che sopravvivono di più dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore al seno (89%). La mortalità è essenzialmente stabile un po’ ovunque, leggermente più bassa nel Nord Est (-0,6%). L’Emilia è la più virtuosa per adesione agli screening (77%), seguita da Toscana e Lombardia. Campania fanalino di coda: appena 21,3%.

La prevenzione del tumore al seno è fondamentale perché più precoce è la diagnosi, più alte sono le possibilità di vincere questa battaglia. Bisogna cominciare presto, sensibilizzando già le ragazze giovani a esplorare il proprio corpo, senza vergogna, in modo da capire subito se c’è qualcosa che non va. 

L’autopalpazione 

Il primo passo per imparare a conoscere il proprio seno e prendersene cura è l’autopalpazione. Il momento ideale per cominciare è a partire dai 20 anni. L’autopalpazione andrebbe eseguita qualche giorno dopo la fine delle mestruazioni, quando il seno è meno gonfio e dolente. 

I passaggi sono due. Si inizia con l’osservazione davanti ad uno specchio per notare eventuali difetti, come una rientranza della pelle, un gonfiore, un’anomalia del capezzolo. Le braccia devono essere prima lungo i fianchi, poi poggiate sul bacino per contrarre i muscoli pettorali e infine portate in alto. Va osservata con cura anche la zona delle ascelle. 

In un secondo momento, si passa all’autopalpazione vera e propria. Per analizzare il seno destro, si deve piegare il braccio destro dietro la nuca e usare la mano sinistra. Le dita devono essere tese e i movimenti circolari in senso orario. La stessa operazione va fatta stando distese, in modo che il seno si appiattisca e sia più facile notare la presenza di eventuali “palline”. Un consiglio è quello di fare l’autopalpazione sotto la doccia perché la pelle bagnata consente di percepire meglio eventuali modificazioni dei tessuti. Infine, si deve spremere il capezzolo per verificare una eventuale fuoriuscita di secrezioni o sangue. Qualunque anomalia va segnalata al proprio medico.

La visita senologica 

Consiste nell’esame clinico del seno da parte di un medico specialista e nella raccolta dei dati anamnestici della paziente. Sapere se in famiglia ci sono stati casi di cancro, in modo particolare al seno, conoscere le abitudini della donna, se soffre di patologie e tutto il resto, è fondamentale per avere un quadro chiaro della situazione. 

Una visita senologica è raccomandata dopo i 40 anni d’età. Questo infatti è il periodo in cui aumenta l’incidenza di carcinoma mammario, ma è un’età ancora bassa per partecipare ai programmi di screening. Un check up completo prevede l’anamnesi, la visita al seno, l’ecografia e, se l’età lo consiglia o se ci sono particolari condizioni, la mammografia. 

Il medico specializzato in senologia palperà il seno alla ricerca di noduli, ma controllerà anche i linfonodi del collo e sopra le clavicole e i capezzoli. Poi passerà agli esami strumentali. 

L’ecografia mammaria 

L’ecografia al seno sfrutta le potenzialità degli ultrasuoni per visualizzare i tessuti interni ed eventuali anomalie. Ha dimostrato di essere molto utile per la diagnosi anche in mammelle particolarmente fibrose o ghiandolari. Talvolta viene accoppiata alla mammografia per avere la massima accuratezza. 

L’esame può essere eseguito in qualsiasi periodo del ciclo mestruale, è del tutto indolore e non richiede una particolare preparazione. Generalmente la paziente viene fatta sdraiare a pancia in su e poi lateralmente, così da analizzare il seno in ogni posizione. L’ecografia è adatta alle giovani donne dai 25-30 anni in poi. 

La mammografia 

Questa tecnica permette di individuare anche lesioni molto piccole attraverso un fascio di raggi X irradiato sulla mammella, sostenuta nel mammografo e leggermente schiacciata. Il seno sarà radiografato sia in senso verticale che orizzontale per avere una mappatura completa. La quantità di radiazioni non deve preoccupare: non è così elevata da creare problemi a chi si sottopone a questa procedura diagnostica. La mammografia non è dolorosa. Alcune donne possono trovare fastidioso lo schiacciamento del seno nel macchinario, ma è una sensazione limitata alla durata dell’esame.  

Dopo i 40 anni la mammografia viene raccomandata a tutte le donne, ma in particolare a coloro che hanno casi di tumore al seno in famiglia. In genere, si effettua ogni due anni, soprattutto dopo i 50 anni. I programmi di screening delle varie aziende sanitarie partono proprio da questa età (anche se, come accennato, in alcune aree del Paese si inizia anche prima). 

Presso il servizio di Radiologia della clinica Mya Salute è possibile effettuare una visita enologica, completa di ecografia mammaria e, quando previsto, di mammografia.